Esco verso le 6 meno 10 per andare a prendere la diligenza che mi porterà a valle. Il cielo è stellato alla grande ma si sa che il cielo d’inverno è una pacchia per i vari pseudo-astronomi come me innamorati della Costellazione di Orione, delle Pleiadi, della Costellazione del Toro con la sua bella doppia, il Piccolo Carro insomma c’è ne per tutti i gusti.
La temperatura è -3 °C, il vento è assente insomma rispetto a una settimana fa è tutta un’altra storia. Ci si aspettava qualcosa di meglio da questo freddo ma si sa che quando le correnti ruotano in questi versi da noi è sempre così ma sapete la speranza è l’ultima a morire. Non è un caso, come diceva un amico mio, che i Papi hanno deciso di stare a Roma. Ma in tutto questo contesto manca il catalizzatore del quale non ho più notizie da vari giorni. Ala stazione di cambio la temperatura è scesa ancora e siamo a -5 °C. Monto sulla diligenza e non faccio neanche in tempo a levarmi i guanti che parte il bip del cellulare. Guardo il display e leggo con sollievo chi chiama: “Alvaro 2”.
“Ciao Robbè, allora ar Nord che sia a destra o a sinistra nevica, allo stabilimento ndovado l’estate a Riccione tra un po’ ie fa na tormenta de neve, giù fino alla Puglia è tutta na sviolinata bianca, in Sardegna pure loro hanno rimediato quarcosa, ar sud tra gira e tarivorta la parte loro arriva sempre, dicono pure che può nevicà in Calabria e in Sicilia. E noi? GNENTE!!!”
L’urlo è talmente forte che si sveglia pure quel povero muratore che s’era appennicato davanti a me lasciandosi dondolare dal quieto tran tran del treno: Mi gurda tra le palpebre aperte a metà e mi dice: “A giovanotto abbassa sta radio…”
Insiste Alvaro: “Da noi solo a tramontana che te spacca in due, er sole, neanche na nuvola ner cielo e…
La comunicazione s’interrompe, vedo una tacca sola di campo ma forse è meglio così, Alvaro si stava facendo venire un infarto. In fin dei conti non ha tutti i torti. Il clima romano è particolare e sembra immune anche alle infiltrazioni di aria artica e affini. Se ci si fa caso può venire giù il mondo ma nel raggio di 150 Km intorno alla Capitale sembra che freddo e acqua si fermino come soggiogate dalla sua grandezza.
L’alba comincia a essere più presente con quel colore rosso Ferrari che significa freddo in quota. I Castelli Romani si abbelliscono di questa colorazione per mettere in risalto tutto il loro fascinoso profilo anche se non disdegnerebbero una bella sciarpa bianca. I fili del treno sembrano le righe di un pentagramma dove le ultime stelle e pianeti ancora visibili si adagiano per immortalare la sinfonia del freddo. A Roma stamani il termometro della Stazione Tiburtina segna 0 °C e per segnare zero significa che fa proprio freddo. Le prime avvisaglie nuvolose che scendono da nord-ovest s’infiammano le gote e diventano rosse appena l’alba le saluta. Il cielo per quei pochi attimi è una miscela giallo-rossa accecante. Che spettacolo! Peccato non lo siano state le maglie dello stesso colore ieri sera in Coppa Italia.
Forse Alvaro era inca…ato anche per questo! Ma questa è un’altra storia…
Buon fine settimana a tutti.
Roberto Maccelli