Non c’è pace per l’Italia e non potrebbe essere altrimenti, in considerazione del fatto che il perseverante ed acuto scontro fra masse d’aria diversa passa proprio per il nostro Paese. Da ormai numerosi giorni impulsi d’aria gelida si gettano dalle alte latitudini verso il comparto occidentale europeo, generando un via vai di vortici ciclonici che poi si muovono verso il Mediterraneo, impattando sul nostro Paese con tutta la forza che ne deriva dall’aspro contrasto in essere che viene esercitato dai richiami caldi di matrice nord-africana.
Dicembre è così iniziato con l’Italia realmente divisa in 3 grandi blocchi: da una parte le regioni meridionali e la Sicilia, colpite dalla fase apicale dell’avvezione calda che è giunta dal cuore del deserto nord-africano col proprio peso di pulviscolo sahariano in atmosfera che ha creato colorazioni davvero particolari nelle nubi presente in cielo.
Sotto l’azione dello scirocco, le temperature sono salite notevolmente soprattutto in Sicilia, Puglia e Calabria, tanto che in alcune località si sono persino superati i 25 gradi ed è stato necessario spegnere i termosifoni o alleggerire il vestiario, non essendo la prima giornata di temperature molto oltre la norma. Si sono stabiliti alcuni record di caldo per dicembre fra le località del Servizio Meteo Nazionale, come i +25,8°C raggiunti a Messina (battuto di 4 decimi il record di un anno fa), i +23,0°C di Grottaglie (contro i +21,4°C del dicembre 1979) ed i +22,4°C di Marina di Ginosa (battuti i +22,2°C del dicembre 1994) Fra le zone più calde odierne, vanno segnalati anche i litorali abruzzesi e molisano, per l’azione dei venti favonici in discesa dall’Appennino.
Tutt’altra situazione sul Nord Italia dove, come riferito dalle cronache delle scorse ore, è tornata a farsi vedere la neve fino in pianura, specie sul Nord-Ovest e su parte dell’Emilia. Solo pioggia sulle pianure del Nord-Est per la maggiore influenza del richiamo sciroccale proveniente dall’Adriatico, che ha favorito anche l’acqua alta sulla Laguna Veneta. Generose le nevicate cadute fino in fondovalle sulle aree del Trentino Alto Adige e sulla parte pedemontana del Veneto, zone più protette dove le sacche d’aria fredda non sono state del tutto scalzate dalla risalita delle più umide correnti sciroccali.