Con un’altra sequenza di 20 giorni senza macchie (non ancora terminata, ma il dato è ufficioso) il 2009 è entrato tra i primi dieci anni più blank di sempre. Il trapasso fra i cicli solari 23/24 continua dunque a far parlare e la graduatoria lo dimostra. Prima di passare alla sintesi tuttavia, è bene chiarire che la conta dei giorni spotless è accurata solo a partire dal 1849: si tratta di 161 anni (compreso l’attuale) che corrispondono a circa due quinti della storia astronomica riguardante il Sole (iniziata nel 1610) e, soprattutto, a un infinitesimo della sua esistenza (stimata in 5 miliardi di anni). Lo scenario presente è dunque scarsamente significativo di quelle che potrebbero essere le illimitate variabili nell’evoluzione magnetica dell’astro, ma rimarchevole per tentare di individuare eventuali connessioni col clima terrestre, in virtù anche della fortunata circostanza per cui, negli ultimi secoli, il Sole è stato soggetto sia a profonde fasi di quiescenza (caratterizzate da un altissimo numero di giorni senza macchie), coincise con la Piccola età glaciale (XV-XIX secolo), sia a recenti periodi di elevata attività (e pochi giorni senza macchie) che hanno accompagnato il cosiddetto riscaldamento globale del XX secolo. Ma ecco la top ten:
1913 311 giorni
1901 287
1878 280
2008 265 (bisestile)
1856 261 (bisestile)
1902 257
1912 254 (bisestile)
1954 241
1933 240
2009 235 (al 21 ottobre)
L’anno in corso ha scalzato dal decimo posto il 1855, che di giorni ne aveva accumulati 234, e si appresta a risalire ulteriori posizioni; in teoria, potrebbe ancora raggiungere la seconda piazza, ma è più realistico pensare che si fermi attorno al valore del 1878. Non va comunque dimenticato che tra i primi vent’anni di sempre c’è anche il 2007 (al ventesimo posto) con 163 giorni senza macchie. Ed è proprio la somma complessiva di spotless days, iniziata il 27 gennaio 2004 e che a questo punto tocca quota 744, a rendere il trapasso dei cicli 23/24 il più importante dai cicli 14/15 (1908-’16) e il quarto dal 1833.
Stabiliti questi fatti, il mondo scientifico s’interroga sulla profondità del minimo in corso e tenta d’intravedere gli sviluppi del ciclo 24 attraverso il confronto col passato. La rassomiglianza più evidente è col Minimo di Damon (1856-1913), in particolare coi cicli 11-14 (1878-1913), corrispondenti a un minimo di Gleissberg. Quella fu una fase solare debole, i cui riflessi climatici però sono indimostrati rispetto al trend generale. In tale periodo il Sole ebbe un comportamento analogo all’attuale: gruppi di macchie simili a quelli emersi fra il 21 settembre e l’1 ottobre scorsi, cui seguirono notevoli sequenze di giorni spotless. Un esempio quasi fotocopia dell’oggi si rinviene nel 1878: un agosto immacolato (come il 2009) fece da prologo all’emergere di macchie che, il 2-13 settembre, portarono l’RZ a 5,3 (settembre 2009, RI 4,2); poi altri 45 giorni senza macchie, dal 14 settembre al 28 ottobre. Insomma, in una fase solare debole verrebbe da pensare che il Sole sia un po’ inceppato; invece è prevedibile che i giorni spotless diminuiscano nel 2010 per rarefarsi del tutto nel corso del 2012.
Ma è eccezionale tutto ciò? In verità no, poiché i modelli più avanzati insistono sul fatto che un’attività magnetica di debole intensità sia la caratteristica predominante del Sole. Quel che sorprende, semmai, è il confronto col recente passato, poiché per ritrovare una fase solare marcata come nel XX secolo (soprattutto dal 1944) si deve risalire a circa 11.000 anni fa [Usoskin, p. 45]. E i riflessi sul clima? Venendo da un massimo solare così persistente, è plausibile che i prossimi decenni, corrispondenti a un nuovo minimo di Gleissberg, possano dissipare (per qualcuno i prodromi di tale processo sarebbero già in atto) il surplus di calore accumulato, presunto responsabile del riscaldamento globale. Ma, a meno che non si sprofondi in una fase di quiescenza come fu il Minimo di Spörer (1416-1534), al momento non esistono dati per affermare che si possa andare incontro a un raffreddamento tale da comportare una nuova piccola era glaciale.
Fermo restando che questa, come quella dell’effetto serra antropico, non è altro che una teoria, se però si producesse anche il solo ritorno alle temperature medie precedenti al riscaldamento globale, si otterrebbe il non indifferente risultato di scagionare l’attività umana dalle interferenze sul clima.
Bibliografia
I.G. USOSKIN, A History of Solar Activity over Millennia, «Living Reviews in Solar Physics», vol. 5, n. 3 (2008), pp. 1-87.