Ivan ha concluso la sua disastrosa corsa nei carabi con un landfall nelle coste americane del golfo del Messico. Dopo il landfall, venendo a mancare il carburante per il suo funzionamento (le calde acque dell’oceano) ha ripercorso a ritroso le fasi del suo sviluppo. In poche ore i suoi venti sono calati fino a ritornare entro la categoria di depressione tropicale, status dal quale era partito nel suo viaggio da Capo Verde, in Africa. Questa depressione sta comunque causando molti danni negli stati americani, sottoforma di forti temporali e numerosi tornado.
Molti uragani “muoiono” proprio in questo modo: abbattendosi sulla costa. Non tutti però subiscono questa sorte; alcuni percorrono una traiettoria che li porta a nord; uscendo dalle acque tropicali diventano una normale, anche se violenta, depressione extratropicale e si portano nell’Atlantico settentrionale unendosi alla bassa pressione islandese, classica figura dominante di questi luoghi.
Altre volte tendono a sfilare lungo la costa degli stati americani orientali, conservando per molto tempo la loro energia distruttiva e finendo comunque a far parte delle normali depressioni atlantiche.
Al momento ci sono due tempeste tropicali in azione e questo conferma la sensazione che ci stiamo trovando ad osservare una stagione degli uragani molto attiva. Jaenne, dopo aver colpito Portorico ed Haiti come uragano di prima categoria, interagendo con la terra ferma è tornato ad essere tempesta tropicale, e come tale dovrebbe portarsi in pieno atlantico, distante dalle coste.
Karl si trova nel mezzo dell’atlantico, è in via di potenziamento e potrebbe diventare uragano già entro la giornata di oggi. Anche in questo caso, però, la traiettoria non dovrebbe essere pericolosa per l’uomo, in quanto è previsto che si diriga verso rotte più settentrionali.
Per concludere torniamo a parlare di Ivan. Secondo i dati registrati, questo uragano è stato talmente potente da poter essere classificato al sesto posto di tutti tempi fra le tempeste atlantiche che siano mai state registrate strumentalmente.
Ha raggiunto infatti una pressione centrale minima di 910 mb. “Meglio” di lui hanno fatto solamente Mitch, l’uragano che nel 1988 colpì il Messico causando migliaia di vittime (905 mb), Camille nel 1969 (905 mb), Allen nel 1980 (899 mb), l’Uragano “1935 Labor Day” con 892 mb, ed infine il super uragano Gilbert del 1988, che ha misurato la straordinaria pressione minima di 888 mb ed una velocità sostenuta dei venti di 185 miglia orarie (300 kmh) con raffiche anche superiori.
Ora che l’attualità non richiede più la nostra attenzione, torneremo con i prossimi articoli a seguire lo sviluppo delle onde tropicali entro alcuni giorni, dopo che Karl e Jaenne lasceranno “campo libero” e le condizioni potranno tornare favorevoli.