È stata una settimana (terrestre) di moderata attività magnetica, quella appena trascorsa sul Sole, dove due regioni hanno prodotto alcune macchie che porteranno il mese a chiudere con RI 4,6 / 4,8 circa, il valore più alto dal marzo 2008. Dato questo andamento, è possibile che il minimo matematico sia stato raggiunto nel dicembre 2008 e che il ciclo solare 24 stia quindi procedendo verso una ripresa che, nei mesi a venire, dovrebbe farsi più incisiva. A testimoniare questo trend è lo Smoothed sunspot number, la media mobile dell’RI mensile, tramite cui si stabiliscono inizio e fine dei cicli di Schwabe. Ecco i valori degli ultimi sei mesi (essendo una media mobile, è sfasata d’un semestre rispetto al calendario):
10.2008 1,9
11.2008 1,8
12.2008 1,7 possibile minimo
01.2009 1,8
02.2009 1,9
03.2009 2,0 dato previsto
Va aggiunto che tale crescita proseguirà anche se ottobre terminasse spotless: in questo caso lo Smoothed number di aprile salirebbe a 2,1.
Fin qui la pura matematica; ma anche la statistica lascia scarse alternative. In base ai giorni senza macchie finora registrati (724 al 29 settembre), si può affermare che il trapasso fra i cicli 23/24 ricalchi quelli del Minimo di Damon (1856-1913). In quel periodo, a un biennio di accentuata quiescenza ha sempre fatto seguito una lenta ripresa che, nell’arco di ulteriori tre – quattro anni, conduce alla scomparsa degli spotless days. Siccome al momento, malgrado qualche sito americano preveda il contrario,1 non ci sono segnali che il trapasso dei cicli 23/24 possa preludere a fasi di più profonda quiescenza, come fu durante il Minimo di Dalton (1798-1823), è altamente probabile che il biennio 2008-’09 chiuda il periodo del Sole in bianco. Ciò non vuol dire che cesseranno anche i giorni senza macchie, bensì che diverranno sempre meno numerosi, ma ancora presenti, forse fino al termine del 2012. Proprio questa è la differenza rispetto ai decenni recenti. Il trapasso del ciclo 20/21 ad esempio, fu ben più rapido: si attuò fra il 23 luglio 1973 (primo spotless day) e il 18 luglio 1977 (ultimo), sommandone 272 in tutto. Il trapasso attuale invece, è iniziato il 27 gennaio 2004 e potrebbe protrarsi per nove anni e forse più. Quel che tuttavia darà il vero senso della svolta, sarà l’intensità del ciclo 24. Dopo varie correzioni al ribasso, il massimo è atteso intorno a RI 90, il più contenuto dal ciclo 16 (1928 = RI 78,1). Se le proiezioni risulteranno azzeccate, si potrebbe parlare di chiusura del Grand maximum del XX secolo, e l’attenzione si sposterebbe a un ciclo 25 previsto di ancor minore intensità.
Detto ciò, rimane la domanda cruciale: una debole attività solare ha riflessi sul clima terrestre? Malgrado il moltiplicarsi degli studi di settore, la comprensione dei meccanismi di connessione è tutt’altro che raggiunta; tant’è che il seguente schema argomentativo conserva appieno la sua validità: «Almeno quattro sono le risposte possibili: (1) essere d’accordo con gli scettici e negare che l’attività solare influenzi in modo significativo il clima; (2) considerare la possibilità che a lungo termine le variazioni della costante solare siano notevolmente maggiori rispetto alle variazioni osservate durante l’ultimo decennio; (3) ritenere che l’atmosfera terrestre sia più sensibile alle influenze solari di quanto la nostra comprensione del comportamento del clima suggerisca; e (4) valutare in modo più importante la distribuzione della radiazione solare in arrivo sulla Terra» [Hoyt, p. 99].
Note
1. Il prolungarsi del minimo del ciclo 24 ha indotto a mettere in dubbio i metodi di conteggio delle macchie solari; secondo tale corrente di pensiero, non sarebbero più confrontabili col passato a causa della maggiore potenzialità degli strumenti osservativi odierni. Tale processo epagogico, il cui scopo è dimostrare che il minimo attuale sia molto più profondo di quanto i dati non dicano, e dunque suscettibile di innescare un processo climatico di raffreddamento, è identico (anche negli isterismi) a quello in uso fra gli estremisti del riscaldamento globale quando esasperano il ruolo dell’anidride carbonica.
Bibliografia
D.V. HOYT, K.H. SCHATTEN, The Role of the Sun in Climate Change, New York, 1997.