Continua l’aspra battaglia fra l’area depressionaria franco-iberica e l’imponente anticiclone di matrice sub-tropicale, proteso dalla Libia al cuore centrale dell’Europa, alla base della forte ondata di calore che ancora sta interessando buona parte della nostra Penisola.
La giornata di ieri è stata meteorologicamente storica, con numerosi record storici mensili caduti come birilli, alcuni frantumati persino di svariati gradi. L’imponente fiammata sub-tropicale, accompagnata da vivaci correnti sciroccali, ha avuto i massimi effetti sulle aree tirreniche, con ben 7 località laziali che hanno raggiunto i loro massimi storici.
La Sicilia è stata la zona più colpita dalla poderosa ondata di calore, ma l’Isola risulta assai sensibile alle premature rimonte d’aria molto calda d’origine sahariane. Eppure le due stazioni meteorologiche di Palermo hanno stabilito i nuovi valori record di maggio, battendo quelli precedenti risalenti al 1994.
Quest’oggi i valori più alti resistono al Sud, con localizzati aumenti in Puglia e alcune aree affacciate sul Mar Adriatico. Palermo mantiene lo scettro di città più calda, con ben 36 gradi, seguita da Bari, Foggia Amendola e Trapani con 34 gradi.
Sui settori tirrenici spiccano ancora alcune località con temperature al di sopra dei 30 gradi, tuttavia risultano generalmente inferiori a ieri di qualche grado, ma non va certo trascurato che per alcune aree è il terzo giorno di caldo di livello storico per la terza decade del mese che s’avvia a concludersi.
In queste ore la situazione si appresta a un vigoroso brusco cambiamento e cercheremo di illustrare con semplicità i motivi (rammentiamo ai lettori che possono formulare i loro commenti o domande sull’apposito box, cliccando su [ Scrivi un commento] posto sotto il titolo e in fondo all’articolo). Un lieve cedimento barico è in atto da ovest, con aria più fresca che man mano si affaccia all’altezza geopotenziale di 500 hPa.
Ciò tende ad incentivare parzialmente i moti convettivi, dapprima inibiti dalla forte presenza stabilizzante altopressoria anche alle quote superiori dell’atmosfera. A parte il Piemonte Occidentale, sulle restanti aree della Penisola i cieli erano pressoché sgombri di nubi nella giornata di ieri, momento culminante della prepotente invasione anticiclonica.
L’immagine odierna dal Satellite mostra invece una maggiore presenza nuvolosa quest’oggi tra Sardegna, Toscana e regioni settentrionali. La nuvolosità non è in grado di portare fino a questo momento precipitazioni significative, ma è sospinta da correnti meridionali in quota che trasportano nell’atmosfera un’imponente quantità di pulviscolo sahariano.
L’imminente peggioramento è attribuibile alla penetrazione di un relativo nocciolo ciclonico, freddo in quota, dalle Isole Baleari verso le coste nord-algerine. Quest’aria più fresca in quota si appresta a contrastare con l’aria ben più calda pre-esistente di provenienza algero-tunisina, generando un fortissimo gradiente termico fra zone piuttosto ravvicinate tale da sviluppare un’area ad elevata energia potenziale dalla Tunisia verso la Sardegna e l’Alto Tirreno.
Un’imponente linea temporalesca si sta ampiamente sviluppando dal Mar Libico verso il Canale di Sicilia, a piegare successivamente verso la Sardegna sud/orientale, a conferma di come il nocciolo d’aria fredda in quota stia già agendo da miccia. Le correnti in quota faranno in modo che questa linea di sviluppo convettiva investa la Sardegna nelle prossime ore, con fenomeni localmente forti.
Nella giornata di domani è atteso un processo di ciclogenesi a tutte le quote, con il minimo atteso in risalita verso la Corsica e la Costa Azzurra. La perturbazione in genesi sul Tirreno investirà così buona parte del Nord-Ovest, in particolar modo il Piemonte ove la fenomenologia risulterà accentuata dall’orografia.
Si attendono così accumuli pluviometrici estremamente rilevanti su alcune aree alpine occidentali già interessate da fenomeni precipitativi piuttosto rilevanti negli ultimi giorni. Queste nuove abbondanti precipitazioni, accompagnate da uno zero termico particolarmente alto (quota neve confinata oltre i 3000 metri), rischiano di causare piene straordinarie di alcuni corsi d’acqua, già attualmente in regime di piena ordinaria.