Passi primaverili rapidi, che ci portano di gran lena verso l’ultimo mese stagionale: maggio. Si potrebbe stilare un primo bilancio, in attesa che la strada, ancora da percorrere, dia gli esiti finali. Una primavera che, a livello mediterraneo, ha mostrato una vivacità d’altri tempi. Inutile ribadire come vi siano state fasi meteo diametralmente opposte. Ora fredde, ora miti, qualche volta calde. Limitarsi all’osservazione peninsulare sarebbe riduttivo, perlomeno se si volessero comprendere gli schemi barici responsabili del tempo che ha fatto.
Dinamicità primaverile che pare volerci accompagnare anche nel primo scorcio di maggio, stante le elaborazioni numerico-previsionali attuali non è da escludere che si possano riproporre parentesi instabili di un certo peso. Il termine parentesi è stato utilizzato non a caso, sappiamo infatti, e lo notiamo, che le perturbazioni vanno assumendo un’importanza decrescente, mentre crescono, esponenzialmente, le occasioni per contrasti termici tali da favorire quell’instabilità diurna tipica della maturità stagionale.
Ed allora, con l’ausilio della banca dati NOAA, tramite la quale è stato possibile elaborare le mappe in allegato, osserviamo quelle che sono state le principali anomalie bariche continentali dal 1 al 25 aprile. La prima immagine che mostriamo è quella relativa alla quota isobarica dei 500 hPa, riferita all’anomalia composita delle altezze di geopotenziale espresse in metri. La media di riferimento è la quasi trentennale 1968-1996. La scala di colore, dal rosso sino al viola scuro, rappresenta lo scarto, positivo o negativo, rispetto all’andamento medio suddetto.
Quel che balza subito all’occhio è l’anomalia negativa riscontrabile tra le isole britanniche e l’Atlantico centro orientale. Scarto che arriva sino a -80 m, il che significa che in tale zona ha agito, con costanza, una vasta area ciclonica di chiara origine oceanica. Se portiamo lo sguardo in direzione del Mediterraneo notiamo come le regioni settentrionali dello stivale, e le alto tirreniche, abbiamo registrato anomalie negative significative, con una striscia di normalità, quindi scarto pari a zero visibile dal bianco, sul resto del centro e la Sardegna. Al sud, invece, si identificano scarti positivi, con altezze di +40 m sulla Sicilia meridionale.
Facile caprine i motivi. Mentre al centro nord si è avuta l’ingerenza ciclonica oceanica, in grado di portare precipitazioni diffuse, a fasi alterne, al sud ha agito un campo si alta pressione a prevalente componente caldo umida subtropicale. Un’azione stabilizzante in grado di implementare significativamente l’altezza dei geopotenziali.
Altro spunto di estremo interesse è dato dalla vasta anomalia positiva che ha interessato l’Europa orientale, la penisola scandinava, il nord Africa. In tali aree si è avuta una prevalenza anticiclonica, sempre riferita ai 500 hPa, e lo scarto rispetto alla media è assai evidente.
Se abbandoniamo le alte quote portandoci verso il suolo, quindi agli 850 hPa, notiamo come la distribuzione dei geopotenziali sia differente. L’anomalia negativa, sempre in riferimento alla media quasi trentennale, si estende sino all’Europa orientale, mentre risulta visibile una fascia di normalità, contrassegnata sempre dal colore bianco, avvolgere parte della Scandinavia, parte dell’Europa orientale, le nostre regioni meridionali, la fascia settentrionale nord africana. Le anomalie positive vanno invece riducendosi d’estensione, portandosi sulla Scandinavia centro settentrionale, la Turchia ed il Medio Oriente.
Andamento che testimonia, al suolo più che in quota, l’ingerenza umida oceanica. Una spinta possente, che ha determinato uno scorcio primaverile particolarmente piovoso tra l’Europa occidentale e parte del Mediterraneo centrale.