Si tratta di un argomento delicato e complesso, che tuttavia merita di essere esaminato, per i suoi possibili risvolti nei quali viene interessata anche la climatologia.
Lo sviluppo di un’epidemia del virus Chikungunya nel Ravennate, ha accentuato questo allarme, lanciato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, in quanto anche il nostro Paese potrebbe essere interessato da altre malattie tropicali più pericolose, quali la febbre di Dengue, se non addirittura le febbri emorragiche africane.
Come si è detto, il fenomeno è molto complesso, e, al momento, ci sentiamo di escludere il cambiamento climatico come principale responsabile di questo pericolo, anche se, ovviamente, un aumento termico medio può favorire lo sviluppo di microrganismi esotici anche nella nostra Penisola.
Il virus Chikungunya è veicolato dalla zanzara tigre, che ha trovato in Italia un suo ambiente favorevole a partire dagli anni ’90, probabilmente legato al cambiamento climatico in atto a partire da quegli anni.
Tuttavia, occorre ricordare che la malaria era diffusa a latitudini molto settentrionali nel corso della Piccola Età Glaciale, e, del resto, fino ad una cinquantina d’anni fa era endemica anche sulla nostra Penisola ed in Val Padana.
Nonostante il riscaldamento climatico, la malattia è scomparsa dal nostro Paese e dall’Europa, e questo grazie all’uso degli insetticidi, con la scoperta del DDT.
Il problema principale sanitario del mondo moderno si chiama in realtà Globalizzazione, che è un fenomeno positivo, in quanto in grado di avvicinare tra di loro popoli e civiltà molto lontane, mettendole alla portata di un breve viaggio aereo.
E, inoltre, è in grado di portare cultura e civiltà a tutte le popolazioni, contribuendo ad aumentare il tenore di vita di Nazioni sulla soglia della povertà.
Tuttavia presenta anche alcuni rischi, tra i quali vi è quello di esporre la popolazione mondiale alla rapida diffusione di malattie prima di allora relegate in alcune zone particolari.
Un esempio tipico di “globalizzazione” di una malattia lo possiamo ritrovare nel virus dell’AIDS, fino ad una trentina di anni fa presente solo in oscure foreste equatoriali, e la sua rapida diffusione in tutto il Mondo.
Ma anche in passato ritroviamo esempi di questo tipo, come le stragi di popolazioni Indo – Americane per virus quali il morbillo, importato dalle popolazioni europee, e contro i quali non avevano difese immunitarie.
Si è trattato di un evento dovuto al contatto tra civiltà che fino a quel momento si erano sviluppate in modo indipendente, e senza rapporti tra di loro.
In altre parole, anche se un riscaldamento climatico può essere un fattore importante per l’attecchimento in Italia di malattie finora presenti in zone tropicali, il rischio che corriamo è legato soprattutto alla presenza di una rapida diffusione attraverso gli attuali mezzi di trasporto.
E non pensiamo solamente a virus o plasmodi legati pur sempre alla presenza di un organismo – ospite, come la zanzara, ma soprattutto a virus che si diffondono per via aerea o per contatto interpersonale.
Un esempio potrebbe essere quello di una prossima epidemia influenzale particolarmente virulenta, che gli scienziati ritengono in probabile sviluppo nei prossimi anni.
Gli unici rimedi, a questo punto, per poter contenere tali malattie, sono legate ad uno stretto controllo sanitario con l’immediato isolamento dei primi casi.
Ma questo esula dagli intenti di questo articolo, che riguardano solamente gli aspetti meteo – climatici dell’argomento, che sembrano essere comunque in secondo piano rispetto ai rischi sanitari connessi alla presenza di un “villaggio globale”, quale si avvia ad essere il nostro Pianeta.