La parte continentale del nostro Emisfero, settore europeo/asiatico, presenta nella sua media, due importanti componenti bariche di assoluto valore: vortice oceanico, molto profondo, in contrapposizione ad una figura di alta pressione, ubicata a nord est dell’Europa , con valori pressori di assoluto rispetto (1055 hpa stimabili).
La difficoltà previsionale nasce da questa interazione di due opposte e ben delineate figure pressorie.
Ben presto, sulla nostra Penisola, inizierà una serie di convergenze tra flussi nettamente contrastanti, uno di origine basso mediterranea (mite o pseudo tale ); l’altro di matrice continentale e ben più freddo.
Tale punto di incontro, dato uno stato iniziale di sovrascorrimento tra aria più mite in quota e fredda nei bassi strati, potrebbe iniziare a segnare le prime precipitazioni nevose, anche a quote medio basso collinari, sulle regioni settentrionali, orograficamente più protette (centro ovest padana).
La lettura sino a questo punto, parliamo di circa 96 h, non sembra apparentemente così complessa; tuttavia la lettura che ci forniscono le Ens, nel medio e lungo termine, mostra dei grossi punti di domanda?
1) Come può una forza depresionaria smantellare una struttura “ibrida” di alta pressione (composta da una parte minimale dinamica ed una maggioritaria di origine termica)? Il compito sarà ben difficile, dato che la parte termica di questo anticiclone potrebbe essere in grado di permettere dei temporanei approcci oceanici e successivamente respingerli con forza (termodinamica) nuovamente verso ovest;
2) E qui ci spostiamo nell’osservazione di qualche giorno rispetto al punto “1”… l’insistenza, del sopra menzionato anticiclone, potrebbe completare il suo raggio d’azione attraverso un prolungamento del suo promontorio in direzione dell’ Europa centro orientale, con un crescendo di flussi freddi e continentali che potrebbero essere decisivi per una totale recrudescenza delle condizioni atmosferiche, fredde ed anche nevose, sul settore del Mediterraneo centrale.
Le principali incognite, tra tutte le varianti/variabili atmosferiche possono essere, ed in questo caso credo in assoluto, solo le due sopraccitate.
Ci troviamo in una situazione evolutiva a dir poco eccitante; ove un qualsiasi, anche minimo, spostamento dei due motori atmosferici, potrebbe (ipotesi positiva) dare luogo a pesanti avvezioni fredde dirette verso la nostra Penisola.
Torno a ripetere, per coloro che forse sono meno inclini alle letture d’insieme che, l’atmosfera, tradotta in numeri e frequentazioni, mostra un andamento di questo tipo anche nel lungo raggio. Se così non fosse, nessuno di noi mai capirebbe per quale motivo, un run previsonale, detto ufficiale, con una tendenza verso un rialzo termico, possa poi tradursi in una costante, anche se lieve, tendenza verso il ribasso.
Inoltre – e qui concludo il mio editoriale – spesso si sente dire che un modello oltre le 240 h sia incline a leggere una zonalità atlantica (supposizione statistica e casistica), ma in realtà questo non avviene, poiché, ogni modello, attualmente, sta leggendo l’esatto opposto.