Ormai da oltre 10 giorni gran parte del bacino centrale del Mediterraneo è tormentato da un regime di basse pressioni, derivante dall’insediamento di un’insistente lacuna ciclonica, vagante in tutto il periodo fra Penisola Iberica e mar Egeo.
Questo lago depressionario è nato giocoforza dalla penetrazione fredda che all’inizio della terza decade d’ottobre ha fatto violentemente irruzione sui nostri mari, determinando una svolta dalle caratteristiche decisamente importanti.
L’Anticiclone oceanico si è infatti proteso fin da subito sul nord Europa, imprimendo un’azione di blocco alla circolazione depressionaria mediterranea, che addirittura si è trovata costretta ad un moto retrogrado (spostamento del perno da oriente verso occidente).
Negli scorsi giorni nuova aria fredda è penetrata verso l’Europa centro-settentrionale sconfiggendo temporaneamente la barriera anticiclonica, giungendo fin sul’ovest del Mediterraneo ove ha ridato vigore a una lieve situazione vorticosa depressionaria, che ormai andava scemando sulle coste nord-africane.
Ora ci ritroviamo daccapo, con l’Alta pressione oceanica nuovamente protesa a latitudini medio-alte, in espansione lungo i paralleli dell’Europa centro-settentrionale, ove le condizioni meteo sono spiccatamente migliorate, tranne sulla Penisola Scandinava che gode dell’influsso di una circolazione ciclonica facente direttamente capo ad un ramo del Vortice Polare.
Con tale schema barico, riecco l’evoluzione a cut-off della circolazione di Bassa Pressione sul Mediterraneo centro-occidentale, ancora piuttosto attiva e che faticherà non poco ad attenuarsi al di sopra delle acque relativamente tiepide del mare.
Rispetto alla giornata di ieri, il baricentro della depressione in quota si è spostato più a sud, ed è individuabile appena a sud delle Baleari, con minimo barico al suolo invece nei pressi della Sardegna.
Attorno a questa vasta ruota depressionaria si articolano una serie d’ammassi nuvolosi che in seno antiorario ricoprono ancora a più riprese quasi tutte le regioni italiane. Le nubi più consistenti, associate ad una ritornante perturbata da oriente, interessano le regioni centrali e la Sardegna, mentre modesti temporali interessano la Campania e l’Appennino Lucano.
Non si segnalano piogge di particolare rilievo, che in prevalenza si sono concentrate sui versanti adriatici. Nel pomeriggio il peggioramento del tempo sulla Sardegna settentrionale ha portato significative precipitazioni che, nei dintorni di Olbia, hanno assunto notevole entità e persistenza. Giungono segnalazioni di rilevazioni pluviometriche ben superiori ai 50 millimetri in poche ore.
Il quadro del Meteosat mostra una parte del nord Italia al di fuori della nuvolosità, ovvero quasi tutto l’arco Alpino e gran parte della pianura padano-veneta. Solo il basso Piemonte, la Liguria, l’Appennino Emiliano e la Romagna restano sotto una coltre nuvolosa tutto sommato non di particolare consistenza.
L’effetto stabilizzante, dovuto all’espansione del naso anticiclonico sulle nazioni europee a nord delle Alpi, ha anche portato un significativo incremento termico, in qualche caso dovuto a deboli effetti favonici: i 20 gradi di Bolzano o i 19 di Aviano sono valori certamente notevoli per il periodo.
L’aria resta tutto sommato mite anche sul resto d’Italia, specie sulle regioni del Sud e sulla Sicilia, ancora interessate da aria mite convogliata dai quadranti meridionali.
Lo spostamento del perno della depressione, nel corso delle prossime 24 ore, verso il basso Tirreno e la Sicilia determinerà un inevitabile calo termico anche al meridione, che verrà più significativamente interessato anche dalla fenomenologia associata per l’intero Ponte festivo d’inizio novembre.