Era già noto da studi del 1850 che le grandi città producono calore, un’alterazione climatica chiamata “isola di calore”.
In Italia le isole di calore si possono osservare specialmente nelle maggiori città, quelle con minore ventilazione. Quelle padane ne sono più soggette delle città dell’Italia centrale.
Il vento, infatti, sposta le masse d’aria, ed il ricambio d’aria riduce il calore generato dall’asfalto e cemento delle città.
Il calore è una fonte di energia per i temporali. Nelle grandi città, si possono osservare crescere in cielo nubi cumuliformi, prima che la campagna attorno, e l’osservazione sinottica del tempo rilevata, indica che qui si verificano più temporali che in campagna.
Qualche tempo fa, una pubblicazione scientifica sentenziava: le isole di calore sono soggette a nubifragi più frequenti che la campagna.
La stessa pubblicazione decretava un maggior rischio di fulmini sugli edifici, più che gli alberi del bosco. In effetti, sui tetti della case delle città, vi sono una miriade di oggetti che possono attrarre i fulmini, con evidenti danni agli impianti elettrici.
Nelle città della media Europa, in molte case è presente il legno, così che i temporali estivi producono numerosi incendi.
E’ evidente che una dimensione così limitata come quella di una città, non ha il clima della campagna. In centro città, la rugiada è meno frequente, così la nebbia, e la causa è il calore.