La Corrente del Golfo rallenta, ma non è responsabile dell’inverno rigido su parte dell’Europa.
Tra qualche settimana volgerà verso il termine la fase più acuta della stagione invernale, e non si vede, nelle linee di tendenza della circolazione atmosferica, un cedimento della struttura delle grandi masse d’aria, verso la primavera.
I modelli matematici continuano a sfornare varie tipologie d’evoluzioni meteorologiche con caratteristiche invernali, e individuano per i primi di marzo, persino un’accentuazione degli scambi di masse d’aria secondo i meridiani.
La primissima fase della stagione primaverile, non è insolita vedere fortissime influenze del tempo invernale. Anzi, è una caratteristica degli inverni come quello che stiamo trascorrendo essere seguiti da una primavera dal tempo inclemente.
Il rigido inverno europeo è una casualità, oppure è stato originato dal cedimento dell’influenza della Corrente del Golfo?
In autunno erano stati diffusi alcuni studi relativi ad una diminuzione della salinità delle acque profonde dell’alto Atlantico, con conseguente calo dell’attività della Corrente del Golfo.
Nessun Centro Meteo o scienziato, ha diffuso notizie relative di un avvenuto cambiamento climatico su vasta scala derivante dalla diminuzione di salinità della Corrente del Golfo.
Chiediamo al nostro esperto del Meteo Giornale, Massimo Aceti, un suo contributo relativo all’andamento termico di questo scorcio d’inverno:
Massimo, ci risulta che vaste regioni dell’Atlantico settentrionale dove l’influenza della Corrente del Golfo è più rilevante, la temperatura ha avuto delle anomalie verso l’alto. Un clima più mite che non giustificherebbe alcuni allarmismi.
Le anomalie nell’Atlantico settentrionale e nell’Artico europeo sono state molto evidenti. Ciò ha fortemente influito anche sull’espansione della calotta glaciale, che in gennaio si è addirittura ritirata, lasciando libero il tratto di mare attorno alle isole Svalbard. Proprio nell’arcipelago norvegese si sono avute le anomalie più evidenti. Già dicembre era stato caldissimo in queste zone artiche, ma gennaio ha battuto ogni record di caldo precedente. In tutte le stazioni dell’Arcipelago, da quella di Longyearbyen, la cittadina capoluogo, fino a Ny-Alesund, Horsund, ma anche nelle isole minori quali Bjornoya (Isola degli Orsi) e Hopen, le temperature sono risultate circa 10°C superiori alle medie degli ultimi 15 anni, medie già di per sé non particolarmente basse.
Anche nell’Atlantico settentrionale gennaio è stato caldissimo, dall’isola di Jan Mayen all’arcipelago delle Far Oer, dalla costa sud-orientale groenlandese all’Islanda, per finire alle coste settentrionali del Mar di Norvegia (regione di Tromso).
Possiamo ben dire che in tutta la zona influenzata dalla Corrente del Golfo non si è avuto un inverno freddo, ma semmai l’opposto. Vi è peraltro da rimarcare come il caldo sia dovuto principalmente ad una situazione atmosferica che ha visto il costante afflusso di correnti meridionali su tutta quest’area.
Europa al gelo. A Londra non è mai nevicato con abbondanza, eppure questa città è alla pari latitudine del Labrador.
Hai notato un crollo della temperatura rispetto alla media?
La Gran Bretagna e l’Irlanda si sono trovate spesso durante questo inverno nella zona di confine tra l’aria fredda di origine artico-russa, quindi fredda, e quella calda sub-tropicale. Nel complesso è stato un inverno senza grandi eccessi, con valori termici vicini a quelli medi. Negli ultimi anni non si registra in queste zone una diminuzione delle temperature rispetto ai valori medi climatologici, semmai il contrario. Ricordiamo che anche queste zone sono fortemente influenzate dal trasporto di calore operato dalla Corrente del Golfo.
Ed in Norvegia?
Tendenzialmente l’inverno è stato molto caldo solo nella regione costiera che si affaccia sul Mar di Norvegia settentrionale, la regione di Tromso per intenderci. Scendendo verso sud, così come nel Finmark, le anomalie si riducono fortemente, con valori termici vicini a quelli medi climatologici, anche se generalmente un poco più elevati.
Ad Oslo l’inverno è stato molto nevoso, mentre in febbraio si sono avute alluvioni nella zona vicino Trondheim. Ricordiamo però che nella zona centro-meridionale della Norvegia costiera gli inverni, considerata la latitudine, sono molto miti, e la pioggia in inverno è evento abbastanza consueto.
Da quanto ci comunichi, confermi la mia teoria, che la Corrente del Golfo non ci ha abbandonato.
Ed in Italia come va l’inverno?
L’inverno italiano conferma un recentissimo trend, iniziato un paio d’anni fa, che vede un ritorno a condizioni più simili a quelle dei decenni passati, dopo che negli anni ’90 si era avuto un sensibile riscaldamento. Dalla terza decade di novembre siamo costantemente sotto le medie termiche pluriennali del periodo 1961/90, un trentennio tra l’altro piuttosto freddo. In tutto l’inverno non abbiamo ancora avuto una decade con anomalie termiche positive rispetto alle medie. Non si è trattato però di un inverno in cui si sono registrati valori termici eclatanti, eccezionali, se non in maniera molto locale (Brescia e Firenze – stazioni meteo ufficiali – hanno battuto i loro record per il mese di dicembre), ma con un freddo costante.
Ma è bene precisare che l’inverno corrente non è nemmeno lontano parente di quelli più freddi del XX secolo, tra cui possiamo ricordare il 1907, 1929, il 1940, il 1947, il 1956, il 1963 e il 1985 (quest’ultimo freddissimo ma solo per un breve periodo).
Inverno nella norma, o un po’ più freddo su parte dell’Europa, con alcuni eccessi. Di certo non vedremo gli orsi polari prendere un gelato nel Clapham Commom di Londra, o i ghiacciai alpini scendere sul Lago Maggiore.
Non vorrei sottovalutare l’imponenza dei cambiamenti climatici misurati nel Pianeta, neppure le variazioni di salinità nelle acque della Corrente del Golfo, però desidero evidenziare che per i cataclismi climatici c’è ancora tempo.