La Primavera meteorologica precede di circa 20 giorni quella dell’Equinozio; mancano solo dieci giorni alla fine dell’inverno meteorologico. Eppure, l’arrivo della Primavera non comporta la scomparsa delle condizioni climatiche tipiche dell’inverno, e neppure un tal cambiamento della circolazione atmosferica che giustificherebbe il trapasso di una stagione a favore dell’altra.
L’inverno che viviamo, ha avuto delle peculiarità che non si osservavano da diverso tempo:
nella prima parte di gennaio abbiamo veduto come tutto l’Emisfero boreale fosse investito da una circolazione atmosferica con scarsi contrasti di masse d’aria: circolazione zonale, con alta pressione al suolo, su buona parte delle regioni temperate.
Le grandi regioni continentali del nostro Emisfero, sono d’inverno più rigide delle regioni polari; tra dicembre e gennaio si raffreddano rapidamente e sono state soggette alla formazione di intense aree di Alta Pressione.
Rammentiamo il grande gelo che nella prima parte dell’inverno investì la Siberia con picchi di freddo anche record su quella più occidentale, e l’arrivo improvviso del Burian sulla regione di Mosca e la Russia europea (seconda decade di gennaio).
Ma il freddo e la neve vennero già a dicembre in Giappone, così pure sono da menzionare le diverse ondata di freddo che investirono l’Italia sempre nello stesso mese.
Con la seconda decade di gennaio abbiamo avuto il ritorno graduale ad un clima più variabile, e nella terza decade del mese altra aria fredda raggiunse l’Italia.
Febbraio è iniziato con tempo instabile su molte regioni del Nord del Pianeta: forti burrasche investirono la California, clima mitissimo godettero la costa est degli Usa ed il Canada orientale, dove seguirono repentine tormente di neve e gelo.
L’accentuarsi della variabilità atmosferica di questo scorcio di inverno si verifica quando l’aria mite sale verso nord e quella fredda viene scalzata verso sud.
Si ottiene una maggiore variabilità atmosferica rispetto a gennaio, e questo febbraio, per talune regioni, appare con marcate analogie che vedono un anticipato tempo marzolino, noto per la caratteristica meteorologica di bizzaria climatica.
E’ finita la fine della seconda decade di febbraio: il freddo sembra diminuire in Europa, le correnti atlantiche apportano tempo perturbato sull’Europa ed in Italia. Il gelo invernale si allontana verso gli Urali.
Le linee di tendenza dei modelli matematici del tempo atmosferico scrutano per i prossimi 15 giorni condizioni meteorologiche da fine inverno, con l’alternarsi di fasi di freddo e di altre meno rigide, con una sensibile ripresa delle precipitazioni sull’Italia.
Avremo tempo instabile, caratterizzato da temperature diffusamente più basse della media. Cadrà molta neve su tutti i rilievi, come succede nella tradizione tipica del periodo.
Mi viene da pensare sugli inizi di primavera di qualche anno fa, quando dopo un inverno sterile, con scarse precipitazioni e poco freddo, marzo veniva in vesti d’inverno, con cenni primaverili offuscati.
Ma la primavera come è? Domanda troppo complessa se si vuol dare risposta in brevi battute.
La primavera è un periodo di transizione tra inverno ed estate, si contraddistingue per la crescente variabilità del tempo, dovuto al cambiamento progressivo della circolazione atmosferica.
In primavera si rinnovano fasi miti a quelle rigide, ma in alcune regioni una potrà persistere, l’altra mancare, come è normale che avvenga anche nelle altre stagioni, ma ciò non significa che la primavera non c’è.
Il concetto di variabilità del tempo, dopo la fase acuta di clima invernale, può essere inteso come accenno di primavera, ed allora dalle proiezioni dei modelli matematiche, tal cenno lo si vede.
Le prossime due settimane potrebbero vedere l’Europa interessata da scambi di masse d’aria secondo i meridiani, ovvero da nord verso sud, in via di accentuazione.
Il Centro di Calcolo ECMWF propone per il 1° marzo, una marcata discesa di aria artica su tutta l’Europa occidentale, con il propagarsi del Vortice Polare verso la Scandinavia giù fino alle coste del Nord Africa.
GFS, acronimo di Global Forecast System, è molto meno inquietante del modello matematico europeo, ed indica la traiettoria della robusta fase di freddo e maltempo verso l’Europa dell’Est.
L’essenza che emerge dalle due diverse previsioni è che ci saranno marcati scambi di masse d’aria da nord verso sud, con la possibilità di una rilevante variabilità del tempo.
La Primavera apporta talvolta alle medie latitudini condizioni meteorologiche anche più avverse di quelle che si sono vedute d’inverno. La maggiore variabilità e la più marcata dinamicità atmosferica si trasmettono all’occhio dell’osservatore in bizzarro tempo marzolino.