Sembra ormai lontano il giorno in cui l’uomo dalle vaste capacità di dialogo Fabio Fazio iniziò a presentare Che tempo che fa. Un programma che nelle settimane rivelò sempre più l’assenza di meteo a favore dell’intrattenimento comune ad altri prodotti televisivi.
L’altro giorno, in merito a tal programma di Rai3, ho letto un articolo sul sito on line del Corriere della Sera scritto da Aldo Grasso, che portava all’attenzione l’utilizzo politichese fatto dal conduttore dell’area meteo, Luca Mercalli, con previsioni esaltate dalle convinzioni ambientaliste. In sintesi l’articolo invocava i tempi di Bernacca, quando il meteoman faceva le previsioni meteo offrendo esaurienti spiegazioni. Meteo politica è nuova Era, forse era meglio prima.
Ma quale è il confine di discussione di una previsione meteo da parte del suo conduttore? Gli spazi televisivi dei meteoman sono circoscritti a pochi attimi, come se l’argomento avesse un marginale interesse, nonostante ciò non mancano da tutte le parti gli approfondimenti su come sarà il clima del futuro, il tempo della prossima estate e si esalta il tempo estremo, che tuttavia è la realtà che viviamo da diversi anni.
Nei tempi che furono, quelli di Bernacca, l’utente medio era meno informato di oggi. Nei tempi moderni, il lettore o telespettatore pretende notizie precise e dettagliate, vuole conoscere i perché del tempo e del clima.
Anche io preferirei che chi dispone di spazi rivolti al grande pubblico non elargisca le proprie convinzioni politiche su temi scientifici come meteo e clima.
L’altra sera, in TV, Canale 5 ha presentato il super film delle catastrofi climatiche del futuro – The day after tomorrow – una realizzazione di grande impatto emotivo, dal significato politico secondo taluni, ma che in realtà è solo una fiction o finzione ossia fantascienza.
In questi anni si sono susseguiti nelle sale cinematografiche bei film su eventi estremi, sul clima che cambia. Il meteo interessa ampie fasce di pubblico, ma The day after tomorrow & C sono solo film di fantascienza.
Invece in Italia, forse come mai prima d’ora, un meteoman diventa protagonista di una grandiosa campagna pubblicitaria, quella di MediaWorld. Ho qui davanti a me un depliant che dice – concorso, freschi & vincenti, compra un condizionatore e registrati subito…. se la media della temperatura massima di luglio sarà inferiore a quella stabilità … vinci il controvalore in buoni acquisto MediaWorld! Insomma, viene proposta una scommessa su come sarà luglio 2007 ed è evidente che si sostiene che sarà caldo più della media.
Il protagonista è Mario Giuliacci, il notissimo meteoman televisivo di Canale 5, l’erede di Bernacca. E qui, taluni appassionati non saranno d’accordo, ma l’abbinamento non è casuale.
Lo slogan continua in – quest’estate tutti seguiranno il meteo -… insomma, acquistate un climatizzatore perché avrete un’estate calda più della media. Se ne deduce che le previsioni stagionali siano a favore di MediaWorld! Vi pare?
Invece, negli Stati Uniti, luogo dove si inventano di tutto per essere i primi, è nato un programma televisivo di satira su Weather Channel, che discute sulle previsioni meteo degli altri. Ogni giorno vengono proposti gli errori di previsione meteo dei concorrenti.
Il prodotto si chiama MarketFirst, e quotidianamente, un’ora prima che l’America’s National Oceanic and Atmospheric Administration renda pubbliche le sue previsioni aggiornate sul tempo nel mondo, la WSI diffonde le proprie previsioni su come il nuovo bollettino ufficiale differirà da quello precedente; la stessa cosa viene fatta per i bollettini ufficiali europei. Gli economisti americani affermano che il prodotto ha ottenuto un notevole successo di incassi per la WSI.
Quale sarà il futuro della meteo in Italia, nel Mondo? Il bombardamento mediatico sul clima che cambia, sulle stagioni di una volta che non ci sono più sono in anteprima.
L’uomo moderno è sempre più consapevole che vive in una bolla d’aria e che il tempo atmosferico che fa, gli condizionerà la vita, la sopravvivenza, gli interessi economici. Non è ben chiaro se c’è oppure no il Global Warming, se la temperatura salirà di non meno di 2°C, ma forse di 8°C entro pochi decenni.
Questo è un passo avanti verso la modernità, il progresso di una scienza al servizio dell’uomo della strada, a disposizione dell’umanità.