I ghiacci artici si stanno fondendo ad un ritmo più rapido di quanto previsto dai modelli di previsione. E’ questa la conclusione a cui è giunto un studio congiunto tra scienziati del NCAR e dell’Università del Colorado. Secondo questo studio i modelli di simulazione climatica hanno sottostimato, nel periodo compreso tra il 1953 e il 2006, la velocità con cui i ghiacci hanno visto ridursi la loro estensione nel mese di settembre, vale a dire al termine dell’estate artica, periodo dell’anno durante il quale vi è la minima espansione della calotta artica. Se dalle simulazioni climatiche si evidenziava che il ritmo di riduzione era mediamente del 2.5%, e, nel caso più negativo, del 5.4% per decennio, le più recenti misurazioni derivanti dai dati inviati dalle navi e dai satelliti, stimano nel 7.8% il ritmo di riduzione per decennio durante il periodo 1953-2006.
I nuovi dati a disposizione suggeriscono che le stime di riduzione futura della calotta artica sono molto conservative e che non si è valutato al meglio il cambiamento climatico in atto nell’Artico. I motivi di questa cattiva valutazione vanno ricercati in una sottostima della forzante derivata dai gas ad effetto serra. Se fino ad oggi si riteneva che i cambiamenti climatici in quest’area derivassero al 50% da cicli naturali e all’altro 50% dall’aumento di gas serra in atmosfera, ora si pensa che l’impatto dei gas serra sia prevalente. Ma i modelli climatici hanno probabilmente sovrastimato anche l’attuale spessore dei ghiacci marini e non sono stati in grado di calcolare esattamente il trasporto di calore verso le regioni polari dovuto ai cambiamenti della circolazione atmosferica e oceanica.
Lo studio indica che la riduzione dei ghiacci artici nel mese di settembre è di 30 anni più avanti rispetto a quanto preventivato fino ad ora e che le proiezioni di un mare artico libero dai ghiacci molto oltre il 2100 sono troppo ottimistiche, più probabilmente, se il trend attuale proseguirà nei prossimi decenni, questa condizione verrà raggiunta poco oltre il 2050, ovviamente solo nel momento culmine dell’estate.
Anche l’estensione dei ghiacci durante il mese di marzo – periodo dell’anno nel quale sono più estesi – ha subìto una forte diminuzione, seppure ad un ritmo inferiore rispetto al mese di settembre, ed anche in questo caso è stata sottostimata dai modelli. Lo studio conclude che l’attuale decremento per decennio dell’1.8% sempre nel periodo 1953-2006, è tre volte superiore a quanto previsto dalla media dei modelli.
La riduzione dei ghiacci porta anche ad un ulteriore feedback positivo nel senso di un aumento della temperatura terrestre. Infatti i ghiacci a causa dell’elevato effetto albedo della loro bianca superficie, concorrono a disperdere verso lo spazio gran parte dell’energia solare che ricevono, mentre un mare libero dai ghiacci l’assorbirebbe. Questo feedback è già presente attualmente ed è responsabile dell’accelerazione della riduzione della superficie ghiacciata negli ultimi 25 anni, passata dal 7.8 al 9.1% per decennio.
L’andamento climatico di questo inizio 2007 va nella stessa direzione di quanto supposto da questo studio. Un nuovo minimo mensile da quando esistono misurazioni sistematiche (1979) è stato toccato nell’ultimo mese di aprile e il trend di riduzione in questo mese dell’anno è del 3.2% per decennio, con un’incertezza stimata in +/-0.8%, mentre nell’ultimo mese di marzo le temperature nell’area compresa tra 70 e 90° Nord, sono state, secondo le analisi del NASA-GISS, tra 1.8 e 2.6°C superiori alla media 1951/80.
Fonti e Riferimenti:
https://www.ucar.edu/
https://nsidc.org/