Ci sono molti metodi per scoprire il tipo di clima che interessò l’Europa nel lontano passato, quando non esistevano né testimonianze scritte, né, ovviamente, misurazioni pluviometriche.
In questo caso si ricorre allo studio dei fossili, degli strati di terreno, dei pollini, dei ritrovamenti di animali, e dei tipi di alberi che popolavano una certa zona, datati con precisione con il metodo del Carbonio 14.
Da tutti questi dati emerge un Europa che, reduce dalla lunga e gelida Era Glaciale, che aveva visto la calotta polare estendersi su tutta la Scandinavia e le Isole Britanniche, si è presa poi la sua bella rivincita sul gelo invernale, sfoderando un clima caldissimo, molto più dell’attuale.
Tale Optimum Climatico Postglaciale, conosciuto già da diversi decenni, sembra aver raggiunto la sua fase di massima intensità tra il 4000 ed il 2200 a C., un periodo di tempo sufficientemente lungo da permettere alle foreste ed alla vegetazione di conquistare aree settentrionali e di alta montagna.
Le prove che abbiamo a disposizione su questo clima molto caldo sono numerose.
In Scandinavia, anzitutto, la vegetazione arborea era situata ad altitudini di almeno 400 metri più elevate dell’attuale, ed erano presenti foreste di nocciolo (fino a circa 66° di latitudine nord).
In Groenlandia il mitilo è stato ritrovato in depositi di spiagge risalenti a questo periodo, fino a circa 73° di latitudine nord (oggi non va oltre i 66°).
Esaminando gusci di coralli col metodo del Carbonio 14, ne emerge che la Corrente oceanica del Curo Shio fosse più calda di adesso di almeno 4-5°C, e si portasse più a nord di ora.
In Cina il bambù era spostato più a nord di almeno 3° di latitudine, rispetto alle posizioni presenti nel XX Secolo.
Se ne deduce, da tutti questi indizi, che nel nostro Emisfero settentrionale le temperature medie fossero più elevate di almeno 2,5 – 3°C, rispetto a quelle medie dello scorso secolo, e che in Europa gli inverni fossero mitissimi, ma anche le Estati fossero probabilmente più calde di un paio di gradi.
Un vero e proprio “Global Warming” verificatosi in tempi preistorici, dunque.
Esso ebbe grandissima importanza per le popolazioni europee, che trovarono condizioni climatiche favorevoli al loro insediamento sul nostro Continente, potendo anche penetrare a sud dei sistemi montuosi Alpini e Pirenaici, i quali erano quasi del tutto privi di neve, e probabilmente con passi aperti anche in Inverno.
Ma quali le cause di tutto questo caldo, seguito al grandissimo freddo dell’Era Glaciale precedente?
A dire il vero, non si conoscono ancora con esattezza le cause di queste variazioni climatiche così intense e spesso improvvise.
La teoria più accreditata fu formulata dall’astronomo Milankovitch, che prendeva in considerazioni i moti periodici del nostro Pianeta (variazione periodica dell’inclinazione dell’asse terrestre, variazioni periodiche del moto orbitale attorno al Sole), moti che causano anche la variazione della radiazione solare in arrivo sul nostro Pianeta.
Ma potrebbe anche trattarsi di variazioni della ben nota “costante solare”, della quantità di radiazione in arrivo dal Sole, che, mutando in percentuali anche molto piccole, potrebbe determinare variazioni anche considerevoli nel nostro clima.
Comunque, tale grande Optimum Climatico ebbe poi fine nel corso dei Secoli successivi, inaugurando un clima molto freddo che accompagnò lo sviluppo della Civiltà Romana nel corso del 1° Millennio avanti Cristo.