In questi giorni, benché il rischio temporali fosse noto a tantissimi addetti ai lavori e non, capita di leggere notizie inerenti danni provocati dall’intensità delle precipitazioni o dal tipo di precipitazione.
Esempio: la grandine. Siamo a maggio, sappiamo fin troppo bene che in questo periodo gli sbalzi termici possono creare i presupposti di pericolosità. Possono fornire quell’energia necessaria alla formazione di imponenti nuvole cumuliformi, di imponenti celle temporalesche capaci di scaricarci addosso grandi quantità di pioggia in poco tempo. Ahi noi, tra i fenomeni contemplabili in queste circostanze c’è appunto anche la grandine.
Ecco, in questi ultimi giorni stiamo leggendo di danni al comparto agricolo e quindi di ulteriori disagi oltre agli immani problemi provocati dal coronavirus. Ma badate bene, non stiamo parlando di chicchi enormi perché contro chicchi di certe dimensioni c’è poco da fare. Puoi prendere tutte le precauzioni che vuoi ma se arriva un chicco grande quanto una palla da tennis si rischia ugualmente il disastro.
In questo caso stiamo parlando di grandine magari violente, magari con tanto accumulo sulle superfici, ma con chicchi che difficilmente superavano certi diametri. Ed allora, tornando al tema del titolo, cosa insegna la storia meteorologica? Purtroppo nulla. O meglio, a noi che abbiamo una certa memoria storica (per questioni chiaramente professionali) insegna tanto, ma magari a chi opera in certi settori non insegna e non insegnerà mai nulla.
E’ un nostro difetto, fidatevi. Al di fuori dei confini italiani, soprattutto nel mondo occidentale, le previsioni meteo vengono seguite con molta più attenzione e vengono prese molto più seriamente. Perché condizionano le nostre vite, il tempo atmosferico è imprescindibile.
Proviamo, magari, a non trascurare chi tratta la materia in modo serio e professionale. Proviamo a dare un certo peso agli avvisi emanati dalle autorità competenti. Insomma, proviamo a vedere la meteo non come un semplice passatempo ma come un qualcosa che può migliorarci la vita. Sia in termini sociali, sia in termini professionali.