Nella notte fra sabato 28 e domenica 29 marzo scatta il ritorno all’ora legale, con lo spostamento delle lancette in avanti di 60 minuti dalle 2 alle 3 mattutine. Si dormirà quindi un’ora in meno, ma in compenso la sera si potrà beneficiare di un’ora di luce in più.
Farà quindi buio un’ora più tardi, anche se diversamente dagli altri anni non potremo per il momento beneficiarne per poter stare più a lungo al sole e all’aria aperta per via dell’emergenza coronavirus che affligge il nostro Paese e non solo.
L’ora legale rimpiazza l’ora solare, e tra le altre cose in particolare fa risparmiare sull’energia sfruttando un minore uso dell’illuminazione elettrica: esiste in Italia dal 1916 e fu adottata mentre il Paese era impegnato nella Prima guerra mondiale.
Con la Repubblica italiana dal 1948 l’ora legale non venne più utilizzata, per essere poi reintrodotta nel 1966, in periodo di crisi energetica: durava quattro mesi, dall’ultima domenica di maggio all’ultima domenica di settembre.
Solo dal 1980 il periodo di azione dell’ora legale venne allungato a sei mesi. Un ulteriore prolungamento di un mese è stato introdotto nel 1996, insieme al resto dell’Europa, quando la fine del periodo d’ora legale fu spostato all’ultima domenica di ottobre.
Il cambio d’ora porta tuttavia degli effetti negativi anche sul nostro organismo, che può faticare ad abituarsi. Almeno il 15 per cento degli italiani avrà problemi di adattamento e soffrirà di affaticamento, irritabilità, fatica nella concentrazione, emicrania e insonnia per il passaggio all’ora legale.
Ci sono quindi i pro e i contro sul cambio dell’ora, tema tanto dibattuto da anni tanto che di recente si è optato in Europa per l’abolizione dell’obbligo di ricorrere all’ora legale. Ogni stato è stato invitato a decidere come comportarsi e l’Italia ha scelto di continuare ad utilizzare il cambio dell’ora.