Il meteo degli ultimi anni con autunni e inverni sempre più caldi fa subire le sue conseguenze ai nostri rilievi: nel caso specifico dell’Appennino, fino a qualche decennio fa era assolutamente normale averlo già imbiancato a metà ottobre e sulle cime più alte si poteva vedere neve anche fino a maggio inoltrato, ma negli ultimi anni è capitato anche nel cuore dell’inverno di avere le cime appenniniche completamente spoglie.
I problemi sono sostanzialmente due: il primo è il riscaldamento globale che ovviamente fa aumentare la quota media della neve, cioè nelle fasi meteo perturbate piove mediamente a quote più alte rispetto a qualche decennio fa; il secondo è che in molti anni recenti ci sono state delle configurazioni non particolarmente favorevoli a precipitazioni abbondanti sui nostri rilievi.
Tali configurazioni meteo, in realtà, non sono una conseguenza dei cambiamenti climatici ma molto probabilmente sono imputabili a un ciclo sfavorevole.
Ciò non toglie che, qualora dovessero esserci dei tipi di tempo più idonei a nevicate, comunque la quota neve sarebbe più alta rispetto a un tempo, perché i primi freddi erano già presenti nei primi di ottobre e per tutto l’inverno gli anticicloni dal cuore molto caldo erano estremamente rari.
Negli ultimi anni, invece, abbiamo avuto delle fasi meteo veramente molto miti anche nel cuore dell’inverno, con valori anche di 5-10 gradi oltre 2000 metri, che fanno fondere la neve.