Oltre un centinaio di incendi, in taluni casi estesi ed incontrollabili, stanno devastando a più riprese da inizio giugno le alte latitudini, in particolare la Siberia dove è stato diramato lo stato d’emergenza in tre regioni, ma anche la Groenlandia e l’Alaska.
Va fatta una doverosa premessa, anche perchè probabilmente in tanti non lo sapranno ma il fenomeno degli incendi estivi è assolutamente tipico da maggio ad ottobre sull’Artico, anche se quest’anno la situazione è davvero critica.
Le zone più colpite sono l’Alaska e la Siberia, dove il territorio devastato dalla fiamme è pari, in grandezza, a 100.000 campi da calcio. In Alberta, Canada, il dato sale a 300.000 campi da calcio. Un contributo rilevante alla diffusione delle fiamme è legato alle temperature più alte del normale e al clima secco.
Questi incendi hanno conseguenze fortemente nocive sull’ambiente, gli ecosistemi e sulla nostra stessa salute. Basti solo pensare al fatto che gli incendi implicano un rilascio nell’atmosfera di anidride carbonica che, come già sappiamo, abbonda al punto da essere causa del riscaldamento globale.
A proposito di anomalie climatiche sulle regioni artiche, va posto rilievo anche sul fatto che la bolla anticiclonica d’aria rovente sahariana si è spostata fin verso la Groenlandia, dopo essere risalita dal Centro-Ovest Europa fino alla Groenlandia.
Il posizionamento di questo anticiclone caldo a tali latitudini avrà inevitabilmente degli effetti negativi anche sullo stato dei ghiacci, con una rapida fusione dello strato superficiale che potrebbe incidere su una stagione già molto difficile, in genere, per lo spessore e l’estensione della banchisa artica.