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METEO, stagione dei fulmini e dei temporali di calore pronta a decollare

di Mauro Meloni
31 Mar 2019 - 06:00
in Senza categoria
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Aprile segnerà una svolta dal punto di vista meteo, riportando le tanto agognate piogge anche al Nord. La prima decade del mese si preannuncia infatti favorevole al maltempo, diversamente da quanto avvenuto di recente. Si annuncia una svolta epocale e aprile segna anche l’inizio del semestre caldo.

I forti temporali, spesso con grandine, sono una caratteristica peculiare del periodo da aprile a settembre, quando la maggiore energia a disposizione è strettamente legata al fattore termico diurno, grazie al maggiore riscaldamento dei bassi strati atmosferici.

Detto questo, appare già piuttosto intuitivo comprendere i motivi per i quali la stagione dei temporali inizia il suo exploit in primavera sulle regioni del Nord Italia ed in genere sull’Europa Continentale, dopo il letargo del periodo invernale.

Un temporale si scatena in presenza del cumulonembo, la cui genesi dipende da diversi fattori. Anzitutto, è necessaria molta energia e quella di cui si alimenta il temporale è derivante dalla presenza anche soprattutto di un elevato tasso d’umidità (vapore acqueo) nei primi 1000 metri d’altezza dal suolo.

Ricordiamo che molto vapore acqueo nei bassi strati si può avere solo in presenza di temperature elevate e questo accade poiché la quantità di vapore acqueo, contenuto in un certo volume d’aria a parità di umidità relativa, cresce in maniera proporzionale all’aumento della temperatura.

Un altro fattore che concorre alla formazione del temporale è legato alla presenza d’aria fredda nella media troposfera (dai 3000 metri), che incentiva la salita della massa d’aria carica d’energia che risiede vicino al suolo, consentendo così la condensazione del vapore acqueo e la conseguente “liberazione” dell’energia.

All’interno della nube temporalesca, la formazione di gocce d’acqua e cristalli di ghiaccio, assieme ai forti venti, inducono la separazione delle cariche elettriche presenti nell’aria: alla base della nube si concentrano le cariche negative, mentre al suolo e alla sommità della nube si concentrano le cariche positive.

Quando l’eccesso di cariche genera un campo elettrico talmente forte da ionizzare l’aria, allora si hanno delle scariche d’elettricità, che noi comunemente chiamiamo fulmini e che rappresentano un pericolo, visto che ogni anno si verificano delle vittime colpite da fulminazioni.

Principalmente, alle medie latitudini, l’instabilità troposferica diviene particolarmente accentuata quando abbiamo l’azione combinata di un forte riscaldamento solare del terreno (suolo) con associate notevoli quantità di vapore acqueo nei bassi strati.

In queste condizioni, correnti d’aria ascendenti iniziano infatti a trasportare l’aria più tiepida ed umida (leggera) dalla bassa troposfera verso l’alto: sono i cosiddetti moti ascensionali, principale meccanismo alla base della costruzione del temporale.

L’aria in risalita si espande per via della diminuzione della pressione atmosferica (si perde circa 1 hPa ogni 7-8 metri d’altezza), si raffredda fino a giungere al livello di condensazione del vapore in goccioline d’acqua, alla base della formazione delle nubi che poi degenerano in precipitazione.

Nel passaggio di stato da vapore a liquido avviene la liberazione del cosiddetto “calore latente”, il quale è un importante processo termodinamico che costituisce a tutti gli effetti l’energia a disposizione del temporale.

In conclusione, nel semestre caldo grazie al forte riscaldamento dei bassi strati atmosferici, l’instabilità dell’aria è più frequente rispetto ai mesi freddi: di conseguenza alle medie latitudini i temporali sono prevalentemente un fenomeno estivo e pomeridiano.

Come precisazione finale, ricordiamo tuttavia che una gran parte dei temporali che agiscono nel semestre caldo rientrano all’interno dei temporali di calore, ma esistono anche i temporali orografici e quelli cosiddetti frontali, cioè legati all’irruzione dei sistemi perturbati.

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