Questi giorni sull’Italia e molte regioni europee è tornata l’Alta Pressione, nel nostro Paese la temperatura è diminuita, nelle Alpi e nelle vette appenniniche è giunta la prima vera neve della stagione fredda.
Si ha la parvenza della venuta dell’inverno anche se in futuro avremo l’anticiclone. Ci si domanda come sarà il seguito, se gennaio riuscirà a controbilanciare il tepore e l’alta pressione che ci affliggono dall’autunno.
Premesso che non dispongo della sfera di cristallo per conoscere che tempo avremo nell’anno nuovo, mi sono imbattuto nelle mappe del 1956 nella verifica dell’evento freddissimo del mese di febbraio. Lo scopo? Nessuno, se non quello di capire la genesi di tal fenomeno, i fattori scatenanti.
A fini previsionali, i paragoni con il periodo che precedette tal periodo di freddo non hanno validità, mentre sotto il profilo della statistica forse le associazioni assumono rilievo.
Ebbene, da quel che ho potuto osservare, il febbraio 1956 fu uno dei più anomali verso il freddo del secolo scorso. E si consideri che sarebbe potuto succedere anche di peggio, specie nella fine della terza decade del mese, quando si ebbero ingenti precipitazioni ormai piovose al Centro e Sud. In quella fase, l’aria gelida fu spinta verso nord dal richiamo mite Mediterraneo che prima aveva dato badilate di neve.
La carta storica della media della pressione atmosferica al suolo, illustra l’eccezionalità del fenomeno, con un cuneo dell’anticiclone russo siberiano che si spinse verso l’Atlantico, oltre le Isole Britanniche.
Aria gelida venne richiama dalle correnti orientali che alimentò un’attivissima ciclogenesi mediterranea, poi responsabile di 25 giorni di nevicate sino alle pianure.
Come dire, fu un’irruzione di aria siberiana perfetta oltre che duratura. Bella da descrivere come un romanzo, splendida come una bella donna dell’800.
Nell’analisi di mappe storiche ho controllato anche quelle del febbraio 1929, un periodo che fu freddo e nevoso, ma a mio giudizio il febbraio 1956 è imparagonabile.
Il NOAA ha realizzato approfonditissimi studi sul clima del passato, e dispone di dati storici dal 1500 ad oggi. Ho ricostruito cartine di periodi di freddo della Piccola Era Glaciale (PEG) ed il febbraio 1956, dal test, esce a testa alta, fu un periodo inusuale.
Ed allora, chi desidera ogni inverno che un simile evento si ripresenti ha possibilità di poterlo vivere?
Il freddo febbraio 1956 fu un fenomeno di portata storica, difficile individuare i tempi di ritorno di una simile situazione, anche perché in climatologia tal statistica non viene utilizzata e possediamo pochi elementi per esprimere calcoli affidabili.
Eppure, agli anni attuali, dove il Clima appare più estremo del passato, un analogo evento avrebbe importanti possibilità di succedere.
Se le condizioni di blocco nell’evoluzione su vasta scala della circolazione atmosferica sono più frequenti che in passato, la salita termica globale riduce il numero di eventi di freddo, eppure l’estremizzazione del clima può innescare sia ondate di gelo che di caldo.
Ciò è documentabile.
E risaputo che le ondate di caldo, in un Pianeta che subisce un aumento di temperatura, sono più frequenti di quelle fredde, tuttavia, con il maggior caos climatico come escludere un tal evento freddo su qualche parte del Pianeta, sempre a latitudini temperate?
A mio modestissimo giudizio ci vuol tanta fantasia a prevederlo anche minimamente probabile per l’Europa occidentale e l’Italia.
La realtà climatica attuale ha subito anche i seguenti cambiamenti: 0,5°C/1°C in aumento della temperatura globale rispetto al 1956 e ben 2°C dalla PEG?
Però, mai dire mai, chi può avere certezza che coloro che han vissuto il gelido febbraio ’56 possano rivederlo o no, anche in pieno Global Warmig, vero o fasulla teoria sul futuro prossimo del Clima planetario.
Mi sento un piccolo uomo che anche oggi si è spinto oltre i confini della realtà. Oggi fuori dalla mia finestra c’è un sole splendido, l’aria è frizzante, forse è meglio non pensare al tempo che farà tra un mese. Voi che dite?
A Voi le impressioni che potrete spedire a mezzo del campo form sotto la mia firma. Saranno spunto di discussioni nei miei articoli, pertanto è gradito conoscere nome e cognome di chi scriverà.