Un problema tipico dell’inverno per la Pianura Padana è il suo grave inquinamento; nonostante un meteo piuttosto dinamico, in alcune città (vedi Alessandria) oggi è l’ottavo giorno consecutivo si superamento del limite di 50 microgrammi/m3 di Pm10 (polveri sottili di diametro 10 micrometri, ovvero 10 millesimi di millimetro).
Esso è costituito da polvere, fumi e goccioline di sostanze liquide, la maggior parte antropiche e derivanti dalla combustione dei motori dei veicoli e dai riscaldamenti: va da sé che con l’accensione dei riscaldamenti (anche onerosa, se fa molto freddo) e il maggior uso dell’auto rispetto all’estate, si immettono in atmosfera notevoli quantità di Pm10.
Già il problema sorge quando il meteo è dinamico, figuriamoci quando siamo sotto un vastissimo promontorio sub-tropicale, con aria stagnate, come successo nel dicembre 2016, mese veramente nero, con un numero impressionanti di superamenti del limite.
Le fonti del Pm10, però, non sono solo i motori, ma anche le stufette a legna e qualsiasi combustione in genere: si capisce quindi che il problema è assai complesso e oltretutto abbraccia tutta la Pianura Padana, non solo i grandi centri di Milano e Torino.
Si capisce che le trovate pubblicitarie di “compra casa in provincia di XYZ lontane da fonti di inquinamento” sono del tutto false, poiché gravi superamenti si trovano anche nei centri minori.
È stato fatto molto (rispetto agli anni ’70) delocalizzando molte industrie e ottimizzando riscaldamenti e motori dei veicoli, ma il problema resta, anche perché la Pianura Padana è una regione densamente propala e altrettanto produttiva, sia nell’industria sia nell’agricoltura.