Il Madagascar si appresta a ricevere dal mare uno dei più potenti cicloni tropicali che l’abbiano mai visitato. Gafilo, questo il nome, è il decimo ciclone della stagione per l’oceano indiano meridionale. In Gennaio/Febbraio già il ciclone Elita aveva colpito duramente l’isola, più che altro con un carico di piogge pazzesco, grazie al movimento estremamente lento che ne ha caratterizzato il landfall.
Ma Gafilo, più che le piogge, sarà caratterizzato dal vento: un mostro di categoria 5, la più potente tempesta che la natura possa inscenare. Venti sostenuti (media 1 o 10 minuti, a seconda della norma USA o OMM) fino a 140 nodi (ben 257 km/h) con raffiche che passano i 170 nodi (310 km/h). Le zone montagnose centrali potrebbero sperimentare raffiche oltre i 350 km/h.
La tempesta è esplosa di recente, passando dalla categoria 2 alla categoria 4 direttamente nel giro di appena 12 ore, per poi proseguire il trend di intensificazione fino a raggiungere la categoria 5. Muove verso W-SW alla velocità di circa 9 nodi, piuttosto lentamente quindi. Si troverà molto presto, probabilmente mentre i lettori leggeranno questo articolo, sulla costa del Madagascar e dovrebbe colpire l’intera isola.
Ha trovato un ambiente a 300 hpa estremamente favorevole all’intensificazione, Gafilo, con ventilazione divergente, che ricordiamo è in grado di dissipare l’immenso calore generato da questi mostri termici. Più calore viene dissipato, e più calore viene generato dalla tempesta, richiamandolo dalla calda superficie marina tropicale.
In più, a mio avviso, è concorso un altro fattore molto importante ma alquanto raro. L’intensificazione è avvenuta man mano che la tempesta ha avvicinato la terraferma, con un trend esponenziale fino alla categoria 5. Succede talvolta che una massa d’aria molto umida e molto calda che stazioni su una piana continentale tropicale, all’avvicinarsi di una tempesta, si muova in direzione di essa richiamata dalla bassa pressione. Qualora si inserisce nella circolazione e va ad alimentare l’inflow del ciclone tropicale può provocarne un temporaneo potenziamento esplosivo, se sincronizzata con un aumento di ventilazione divergente ai livelli superiori (come è avvenuto in questo caso).
Nei giorni precedenti l’approssimarsi di un ciclone tropicale, la zona che sarà interessata dall’evento presenta solitamente un picco di caldo e umidità eccezionali, dovuti alla totale assenza di vento (alta pressione indotta dalla rotazione del ciclone), con la presenza frequente di temporali nelle ore serali, anche molto violenti, che concorrono ad aumentare l’umidità senza portare refrigerio, per la mancanza assoluta di aria fredda alle quote medie.
Qualora questi fenomeni siano molto diffusi, come spesso accade con l’approssimarsi di cicloni di categoria 3 o superiore, permettono di creare un “cuscino caldo e umido” che si muove in blocco non appena la ventilazione di inflow del vortice raggiunge la zona. Il cuscinetto è mantenuto al suolo da una effimera alta pressione dinamica che si forma in prevalenza davanti al fronte di avanzamento della tempesta.
E’ sicuramente un tipo di approccio meteorologico molto “diverso” da quella cui siamo abituati alle nostre parti.