L’inverno 2003-2004 si è presentato nel mese di dicembre con valori termici decisamente superiori alla media. Il tutto è stato determinato da frequenti scambi meridiani e una elevata dinamicità nel susseguirsi delle figure bariche che di fatto causavano il prevalere di correnti miti per buona parte del mese e quando la circolazione cambiava e permetteva l’ingresso di venti freddi dal nord Europa, essi non perduravano per più di 48-60 ore consecutive non permettendo eccessivi raffreddamenti e per di più sempre in regimi anticiclonici.
Perciò, come detto, temperature miti e niente neve per tutto il mese. Non diverso si è presentato il mese di gennaio che oltretutto per una settimana a metà mese ha proposto anche l’affermazione delle miti correnti zonali oceaniche. Nella seconda parte del mese ha fatto la sua comparsa la neve.
La “dama bianca” è caduta nei giorni 18, 25 e 26 ma in realtà di questi 3 episodi, soltanto uno, il terzo è stato degno di nota con l’accumulo di 8 centimetri perdurati comunque al suolo solamente per tre giorni in quanto la dinamicità del susseguirsi delle figure bariche ha nuovamente generato un nuovo ingresso di correnti miti e umide capaci di fare rialzare la colonnina di mercurio.
Per quanto riguarda l’aspetto termico, preso nel suo complesso, il mese centrale della stagione invernale si comunque rivelato appena nella norma e sotto l’aspetto delle precipitazioni un po’ scarso, ma tutto sommato accettabile.
Infine è arrivato febbraio. Tutta la prima metà è stata particolarmente calda per via della presenza di una vecchia conoscenza: quell’anticiclone africano che tanto ha fatto parlare di se durante tutta la primavera e l’estate dell’anno scorso. Temperature molto alte, assenza di precipitazioni e le giornate che continuavano a trascorrere una dopo l’altra senza che si intravedessero novità da fare cambiare rotta ad un inverno che ormai pareva veramente anonimo, come tanti susseguitisi negli ultimi anni e destinato ormai ad aprire la porta ad una ennesima primavera anticipata.
E poi invece quello che non ti aspetti. Nell’ultima metà del mese si sono fatte strada gradualmente le fredde correnti artiche che stavolta hanno generato una serie di depressioni anche sul nord e centro Italia provocando diffuse precipitazioni che, dato il tipo di aria che esse convogliavano si sono rivelate a prevalente carattere nevoso.
Una prima interessante nevicata si è avuta il giorno 19 con un accumulo di 12 centimetri. Poi un’altra serie di eventi nevosi i giorni 24, 25, 26 e un rovescio di neve il 27. Accumuli modesti rispettivamente di 2, 5 e 4 centimetri: magari se tutto questo si fosse verificato non a ridosso di marzo, ma in pieno inverno avrebbero potuto essere di entità ben maggiore in quanto le precipitazioni avvenivano spesso e volentieri con temperature attorno a +1 C°.
Ma l’evento più sorprendente non era ancora arrivato. Il giorno 28 una profonda depressione, alimentata da aria molto fredda, ha causato quella che è stata una nevicata storica. Una intensità che non si ricordava da anni ma soprattutto un accumulo di ben 42 centimetri. Scenari tipici da inverni di media montagna e paesaggi che, bisogna proprio dirlo, non si era più abituati ad ammirare.
Questo mese, se dal punto di vista termico globale non ha fatto segnare particolari di scostamenti da quella che è la media del periodo, dal punto di vista precipitazioni ha segnato 2.5 volte il quantitativo medio, ben 6 nevicate e tanti centimetri di neve accumulati.
E marzo? Dal punto di vista meteorologico, ben lo sappiamo, non viene considerato mese invernale, ma per quanto visto nella prima decade bisogna assolutamente considerarlo una appendice della stagione fredda.
Già il giorno 1, una nuova e particolarmente intensa nevicata ha regalato altri 15 centimetri di neve fresca in poche ore e soprattutto si è manifestata per tutta la sua prima parte con temperature leggermente inferiori allo 0°. La notte successiva, grazie al rasserenamento del cielo unito all’afflusso di aria proveniente dall’Europa orientale, nonché l’effetto albedo, si è registrata la minima più bassa dell’intero inverno: -8 C°. Una nuova nevicata infine si è avuta il giorno 7 con ulteriori 15 centimetri.
Alla fine questo inverno nella pedemontana modenese si sono contate ben 11 nevicate, 106 centimetri complessivi caduti e suolo innevato per 24 giorni. Sono dati questi di assoluto rispetto. Per cominciare 42 centimetri tutti insieme in un giorno solo non cadevano dal dicembre 1851, si: avete letto bene l’anno, non si tratta di un errore di battitura. Nevicate anche superiori nell’accumulo si sono avute nel 1987 e ovviamente anche in anni precedenti (non molti a dire la verità) ma esse si sono tutte manifestate per durata superiore di un giorno.
Come neve totale caduta e come giorni di innevamento al suolo bisogna, per trovare dati superiori, risalire al solito 1987. Si tratta dunque di un anno direttamente da consegnare alla storia. Alla storia si consegna anche la temperatura minima di -8 C° per quanto riguarda il mese di marzo: un vero record. Ma questo discorso ci guida dritti anche ad una seconda ovvia considerazione: è pur vero che marzo è stato eccezionalmente freddo, ma se questo mese ha registrato le temperature più basse di tutta la stagione, lo si deve anche alla pochezza avutasi nei mesi precedenti.
Lo ricordiamo infatti ancora: l’inverno 2003-2004 passerà alla storia come uno dei più nevosi degli ultimi 20-30 anni ma non passerà certo alla storia come uno dei più freddi con una temperatura media generale infatti addirittura superiore alla media.