Era il 2005 quando la quando la sonda Huygens atterrò su Titano, la più grande tra le lune di Saturno: le immagini che arrivarono già allora sorpresero non poco gli scienziati. Queste prime osservazioni mostrarono infatti valli, canali e picchi che ricoprivano vaste aree di superficie, andando a formare dei complessi labirinti. A distanza di tempo e dopo numerose ricerche, si è arrivati a spiegare tali strutture grazie anche a modelli meteorologici che hanno messo in evidenza fenomeni particolari e intense precipitazioni.
Su Titano piovono infatti idrocarburi, non acqua. Metano ed etano liquido piovono dal cielo e fanno letteralmente sciogliere il materiale organico presente sulla superficie di Titano. Nel loro percorso, le colate di materiale disciolto si uniscono fino a formare veri e propri canali, come affluenti di un fiume. Mettendo insieme questi fenomeni i risultati, dall’esame dei modelli meteorologici, confermano che l’interazione di questi processi può effettivamente modellare i paesaggi di Titano.
Oltre alla pioggia di idrocarburi, che determina la dissoluzione, anche il vento e la sublimazione sono tra i fattori che più concorrono a modellare i paesaggi di Titano. La missione della sonda Cassini è purtroppo terminata a settembre 2017. Per molto tempo non avremo nuovi dati ravvicinati e molti degli interrogativi sulle caratteristiche di Titano dovranno essere studiati a tavolino, analizzando fin nei minimi dettagli tutto ciò che è stato raccolto fino ad oggi.