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NOAA News: gennaio 2005 il secondo più caldo dal 1880

di Massimo Aceti
23 Feb 2005 - 09:10
in Senza categoria
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Le anomalie termiche del gennaio 2005 rispetto al periodo base 1961/90, in rosso le positive, in blu le negative. Fonte: www.ncdc.noaa.gov.
La notizia che portiamo a conoscenza degli Italiani non vuole essere catastrofista, è un semplice dato derivato dall’analisi effettuata dal National Climatic Data Center, costola del NOAA (National Oceanic & Atmospheric Administration), uno dei maggiori enti climatologici mondiali, se non il maggiore: gennaio 2005 si pone a livello mondiale, al secondo posto tra i mesi di gennaio più caldi dal 1880 ad oggi.

Va detto che il gennaio 2004 fu il quarto più caldo della serie, quello 2003 il terzo, quello 2002 il primo! Secondo le analisi del NOAA dunque il Global Warming è fatto conclamato e in forte accelerazione.

Ma analizziamo nel dettaglio il mese di gennaio 2005. Esso è risultato più caldo della norma in Europa, Russia, Alaska, nella maggior parte degli Stati Uniti d’America, più freddo della norma in Canada ed Algeria. E’ stato molto piovoso nell’Ohio, in Scandinavia e parte del Giappone, secco nel sud est del Canada, in Australia e negli stati del Nord Ovest Pacifico statunitense. Nell’Oceano Pacifico equatoriale le temperature hanno continuato ad essere più calde della norma. Ricordiamo che questa è la zona monitorata per il fenomeno del Niño.

L’analisi della mappa della anomalie termiche pone in evidenza i fortissimi discostamenti positivi dalle medie climatiche presenti in tutto il nord del continente euro-asiatico, esclusa la parte di Siberia più orientale e la zona della Zungaria (Cina di nord ovest). Le anomalie positive hanno prevalso anche negli Oceani, sia in quello Atlantico, che in quelli Pacifico e Indiano. Solo in alcune zone nel sud di questi oceani, si sono verificate anomalie termiche negative.

Rispetto alle medie 1880/2004 gennaio 2005 è risultato più caldo di 0.65°C e si pone al secondo posto nella graduatoria sia in assoluto, sia considerando solo le terre emerse o solo gli oceani, sia considerando solo l’emisfero nord o solo quello sud.

Passando alle precipitazioni si evidenziano perduranti condizioni di siccità nel nord ovest degli USA, nell’Europa sud-occidentale, Penisola Iberica e Francia soprattutto, e in Australia, soprattutto quella occidentale. Piogge maggiori del normale invece nell’Europa del nord, Norvegia soprattutto, Russia occidentale, Caraibi e coste del nord est del Sud America, California e stati del centro est degli USA.

Analizzando i mari si evidenzia un decremento dell’anomalia termica che aveva caratterizzato il Pacifico equatoriale, vale a dire lo specchio di mare dove si forma il fenomeno del Niño. Ciò è in linea con la casistica che vede un maggior riscaldamento delle acque in quella zona tra dicembre e gennaio ed un suo successivo raffreddamento.

Diamo infine uno sguardo alle temperature della media troposfera e della stratosfera, temperature misurate con l’ausilio dei satelliti. Nella media stratosfera il gennaio 2005 si pone al 7° posto tra i più caldi a partire dal 1979 (anno di inizio di questo tipo di misurazioni), con una differenza dalla media di +0.16°C. Si evidenzia che è il quarto di gennaio di fila a risultare più caldo della media nella media troposfera.
Situazione opposta in stratosfera (a circa 16/20 km di quota) dove gennaio 2005 risulta l’ottavo più freddo dal 1979 e la serie di mesi freddi prosegue senza dal 1994. Alla base di questo raffreddamento troposferico dovrebbe esserci la riduzione dell’ozono stratosferico.

I dati provenienti dal NOAA continuano ad evidenziare che il fenomeno del Global Warming è in atto ed anzi accelera. Tuttavia vi è da considerare che lo stesso ente americano tiene a precisare che i dati analizzati potrebbero essere affetti da errori di misurazione; che oltre un secolo fa il numero di stazioni da cui si ricavavano i dati era notevolmente inferiore a quello odierno; che nel frattempo alcune aree della terra si sono fortemente urbanizzate portando ad una probabile modifica dei topoclimi locali; infine che alcune zone del pianeta sono a tutt’oggi scarsamente monitorate, soprattutto gli oceani. Tutti elementi da tenere in considerazione se si vuole offrire un’informazione seria ed equilibrata.

Fonte di informazione: www.ncdc.noaa.gov

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