Numerosi sono stati gli episodi alluvionali che hanno colpito la città di Firenze nell’ultimo millennio, anche se, le grandi alluvioni, sono sempre intervenute ad intervalli temporali piuttosto lunghi, di almeno un secolo o più.
Gli episodi alluvionali più piccoli, con lievi straripamenti dell’Arno in città, hanno dei tempi di ritorno più ravvicinati.
Tuttavia, le grandi alluvioni, quelle che riempiono le vie della città con anche cinque metri d’acqua, sono state relativamente poche, appena 5 dal 1200 ad oggi.
La più catastrofica sembra essere stata quella dei primi di novembre del 1333, con il crollo del celebre Ponte Vecchio che venne ricostruito completamente.
L’alluvione catastrofica del 03-04 novembre 1844 fu l’ultima che sconvolse la città, prima del tragico evento del 1966 (anch’esso il 04 Novembre).
Si verificò fortunatamente di domenica, mentre la popolazione andava alla Messa, per cui fu possibile dare velocemente l’allarme, e cercare di salvare il più possibile portandolo ai piani alti delle abitazioni.
Ma è interessante leggere i resoconti dell’epoca, che parlano di un autunno splendido e caldo, un vero e proprio prolungamento dell’Estate, che precedette il periodo di grandi piogge.
“La stagione autunnale, or ora trascorsa, e per mite temperatura atmosferica e per la serenità del cielo, si era ridotta alla metà di Ottobre in modo soddisfacente, e ne lusingava la perseveranza: vana lusinga!
Imperocché dopo tal epoca destatosi lo scirocco, vento tra noi predominante, cominciarono a cadere abbondanti piogge le quali dapprima davano qualche tregua, ma poi fattesi continue precipitarono per più giorni e notti, così dirottamente, che il terreno già inzuppato rigettandole, venivano a trovarsi rovinando giù dai monti nella pianura, torbide e limacciose per via di fossi e borroni spingendo avanti alberi, siepi, ripari e gravi sassi…”
Ora come allora, il clima mitissimo autunnale, precede ed accompagna i caldi venti di scirocco, che, tuttavia, provocano prima o poi prolungate e deleterie precipitazioni per il bacino idrico dei nostri fiumi, con i terreni che non riescono più ad assorbire tutta la pioggia che scende dal cielo.