La primavera meteorologica ed astronomica è stata sicuramente molto carente dal punto di vista delle precipitazioni. In Alto Adige (Merano, quota 300 m.) una delle cause “locali” della siccità è stata sicuramente la presenza di particolari configurazioni bariche, le quali hanno fatto prevalere il flusso meridiano delle correnti. Tale fenomeno ha esaltato le escursioni termiche e contribuito a produrre il vento di caduta, il “Föhn”. Dal mese di marzo all’inizio dell’estate ci sono stati ben 19 episodi di Föhn! Tutto ciò si presenta, in parte, come uno dei motivi della penuria di precipitazioni che affligge il territorio già da gennaio. Le grandi piogge si verificano invece in condizioni di “Stau”, con correnti provenienti dai quadranti meridionali: scarse sono state finora le occasioni per creare tali condizioni bariche e di blocco orografico. Bisogna ricordare infatti che le piogge più abbondanti si verificano tra la primavera e l’estate. Tra maggio e giugno le piogge e la fusione delle nevi, di norma, fanno ingrossare i torrenti ed i fiumi. Quest’anno non si sono verificate le piene e si sono visti solo fenomeni di “morbida”, ove il livello dei corsi d’acqua cresce solo di alcuni decimetri.
Diverso invece è stato l’andamento termico. In marzo, dopo una gelida partenza (min. – 12°C) nella seconda decade del mese si è verificata una impennata termica con + 23°C. I frequenti scambi meridiani hanno provocato almeno tre episodi di recrudescenza climatica, peraltro ben noti alla tradizione popolare. Il primo come già detto in marzo, un altro in maggio, noto come “gli uomini di ghiaccio”, ed in infine il terzo all’inizio di giugno conosciuto come “il freddo delle pecore”. Nel mese di giugno l’escursione termica è stata veramente notevole: da una minima di + 5°C ad una massima + 37°C. Le osservazioni popolari probabilmente hanno colto nel corso dei secoli una regolarità nell’affermarsi e nel succedersi di onde termiche in determinati periodi della primavera.
La cronaca nazionale di questi giorni mette in risalto la terza ondata calda dell’anno, paventando l’insorgenza di fenomeni estremi, come accadde nell’estate 2003. Non sono convinto che ci sarà una riedizione di quella torrida estate. Vorrei ricordare che, ad esempio, il mese scorso, in montagna, i laghi alpini si presentavano insolitamente coperti di ghiaccio e che la fioritura del piano montano e del piano alpino stava subendo alcuni giorni di ritardo. In fondo valle si era verificata una situazione analoga. In Val d’Adige è presente una estesa coltivazione di meli e la loro fioritura primaverile è oggetto di attenzione sia dal punto di vista agronomico, sia dal punto di vista turistico. Ecco alcune date che colgono l’inizio della piena fioritura dei meli in una determinata zona vicino a Merano:
1998 4 aprile
1999 9 aprile
2000 12 aprile
2001 7 aprile
2002 8 aprile
2003 14 aprile
2004 13 aprile
2005 15 aprile
Gli organismi viventi risentono in modo evidente dell’influenza dell’ambiente, inteso come insieme di relazioni sia con gli altri organismi che con i fattori fisici. I meli possono rappresentare, in questo caso, un punto di vista organico, che legge l’ambiente e ci fornisce informazioni ambientali. Insomma se queste piante possono essere utilizzate come “bioindicatori”, allora si può azzardare che i mesi precedenti alla fioritura, abbiano provocato un ritardo insolito di una funzione vitale , quale è appunto la fioritura.
Perché e come? Con l’esame del passato si potrebbero prevedere i fenomeni del futuro, sempre se la climatologia potesse utilizzare modelli sufficientemente attendibili.
Per ciò che riguarda il passato recentissimo, si potrebbero approfondire le conoscenze riguardanti le relazioni ecologiche esistenti tra gli organismi viventi e l’ambiente fisico, osservabili sul campo. Nel caso dei meli della Val d’Adige, ad esempio l’anticipo od il ritardo della fioritura sono collegabili, probabilmente, non tanto con l’andamento termico dei mesi precedenti (il freddo del riposo invernale) quanto con la frequenza e la quantità delle precipitazioni, oltre che ad altri importanti fattori agronomici. Infine si può affermare che le varie fasi vitali di un organismo, raccontate dai fenomeni biologici in atto, oppure dai resti organici e fossili(es. tronchi, foglie, polline) sono strettamente correlate ai fenomeni meteorologici e all’onda lunga del clima: la biosfera dialoga anche con l’atmosfera.