Leggendo i risultati della ricerca, si evince come i laghi artici termocarsici andrebbero a stabilizzare il riscaldamento dell’atmosfera terrestre attraverso lo stoccaggio di gas ad effetto serra. Si tratta di specchi d’acqua che si trovano nella regione artica e nelle regioni più fredde di alta montagna delle regioni polari. Si generano dalla fusione del permafrost, che a sua volta forma delle depressioni necessarie al contenimento dell’acqua. In tal modo grandi superfici ghiacciate a poco a poco divengono laghi.
Lo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica “Nature”, sostiene che questi laghi vadano a facilitare un riscaldamento dell’atmosfera nel breve termine (attraverso il rilascio di grandi quantità di metano), nel lungo periodo andrebbero ad assimilare dall’atmosfera più carbonio di quanto non siano in grado di emetterne.
Il team di ricerca, guidato dal Dott. Walter Anthony, sottolinea come 5.000 anni fa i laghi termocarsici cominciarono a raffreddare l’ atmosfera, invece che riscaldarla.
Le emissioni di metano e anidride carbonica successive alla fusione del permafrost causano il riscaldamento immediato, mentre l’assorbimento e immagazzinamento del carbonio nei sedimenti ricchi di torba avviene in archi temporali millenari, contribuendo al raffreddamento a lungo termine. Per arrivare a tali conclusioni, gli scienziati hanno utilizzato dati sulla circumpolare artica, nonché nuove osservazioni sul permafrost della Siberia.
Per farla breve: il lavoro ci dice che i bacini termocarsici sono riusciti a contrastare un riscaldamento netto radiativo trasformandolo in un raffreddamento climatico nell’arco di un periodo di 5.000 anni. Gli alti tassi di accumulo di carbonio nei sedimenti lacustri responsabili di questo raffreddamento, sono generati da diversi fattori: l’erosione termocarsica e l’accumulo di materia organica terrestre, che libera sostanze nutrienti dai fondi di congelamento e dalla decomposizione lenta in ambiente anossico. Inoltre, i processi di fusione e ricongelamento servono ad immagazzinare tantissimo carbonio. Ma il nuovo stoccaggio non è per sempre: il riscaldamento del futuro darà nuovamente vita allo scongelamento del permafrost e rilascerà parte del carbonio attraverso la decomposizione microbica.
Dal momento che circa il 30% del carbonio globale si concentra nel 7% della regione del permafrost tra Alaska, Canada e Siberia, i risultati di questo studio andranno a rinnovare l’interesse scientifico nella comprensione del modo in cui l’assorbimento di carbonio da parte dei laghi termocarsici vada a compensare le emissioni di gas serra.